Chi siamo? Da dove veniamo? Dove stiamo andando? S’è capito chi deve deciderlo?

Io vi devo confessare una cosa che quando l’hanno detta a me ci sono rimasta così male che ancora devo riprendermi. Questa cosa qui si chiama era di acquario, ci siamo entrati il 21 dicembre e non ne usciremo prima dei prossimi tremila anni. Un’era di cambiamenti profondi e inimmaginabili, ciò nonostante saremo soggetti a una depressione fredda, ovvero la perdita della capacità di provare emozioni. La nostra sensibilità diminuirà, ci sentiremo estranei e reagiremo in maniera molto blanda agli effetti esterni. Ci sentiremo stanchi e schiacciati dal peso della gravità, ci faremo così schifo la sera guardandoci allo specchio che la mattina dopo eviteremo direttamente di svegliarci. Perlomeno si assisterà ad una democratizzazione delle occhiaie e delle borse sotto gli occhi.

Quello che sta avvenendo in Italia è la prova che quanto detto non sono semplici speculazioni New Age. A profetizzare l’era di acquario – insieme ai movimenti hippie e all’esoterismo – è stato lo stesso Piero Fassino, prevedendo il nascere di un movimento politico nato dal basso, primo partito in Italia, guidato da un comico di professione e non da un comico che fa il politico. La parola si è fatta verbo e tutto si è compiuto come da vaticinio. E se non bastasse, a conclamare il bordello ancestrale nel quale ci siamo cacciati ci pensano tv e giornali, che ogni sacrosanta ora del giorno e della notte, ci mettono difronte a un dubbio che Amleto in confronto era uno con le idee chiare: cosa farà Grillo?

Grillo è l’elemento y che si inserisce in un sistema x e siccome nessuno sa come si comporta y in x, si entra nel panico. Ché poi, a dirla tutta, y l’ha detto chiaro e tondo come vuole comportarsi nel sistema x – l’ha detto così tante volte che, se volete, ve lo decanto pure io in dolce stil novo – ma a x la risposta non piace. X vuole una risposta x, mica una risposta y e giù il caos. Era di acquario: non si scappa. Così, siccome la risposta y non soddisfa, tutti sono chiamati a capire se Grillo cederà a una risposta x. Il tema cosa farà Grillo? tiene così in tensione il Paese che orde di opinionisti tv sono chiamati a rispondere, cercando di “icsizzare” il pensiero y, rendendolo politically correct. Ad esprimersi sull’argomento chiamano proprio tutti, inclusa la signora Maria che abita due porte dopo la mia. “Ma io volevo far parte del pubblico di Benedetta Parodi” “No, serve un opinionista tv a Coffe Break. Dobbiamo capire cosa farà Grillo”.

Siamo attorniati da così tanti programmi di approfondimento politico che stiamo rimpiangendo la campagna elettorale. Quasi lo preferisci Berlusconi su Rai3 a parlare di condono tombale, almeno puoi illuderti che stia già pianificando la sua vita nell’aldilà. Invece quelli lì li abbiamo già votati e non possiamo manco tornare indietro, che Napolitano è nel suo semestre bianco e non puo’ far nulla. Qualcuno gli ha suggerito di farsi venire la congiuntivite sebbene c’è chi, per rinnovargli il mandato, è pronto a sequestrarlo in Quirinale con la moglie. Voleva rimanere in Germania, ma gli hanno detto che c’abbiamo due clown e lui s’è sentito offeso perché di Moira Orfei ha gli stessi anni ma non la stessa capigliatura.

Così, a prendere in mano la situazione ci provano gli intellettuali. Loro non si chiedono cosa farà Grillo, loro invitano il diretto interessato a fare qualcosa, a farla con il PD e per il bene del Paese. Prima di lanciare l’accorato appello dalle pagine de L’Espresso (o era Repubblica?) si sono confrontati con il leader del Partito Democratico. Hanno chiesto a Bersani cosa intendesse fare – prima si sono accertati che Bersani fosse ancora il leader del Partito Democratico – e vista la sua confusione (è in stato confusionale da quando sa di aver perso pur essendo arrivato primo) hanno compreso che bisognava agire, perché anche al PD aspettano ancora di capire cosa intenda fare Grillo. A Berlusconi non guarda nessuno, anche perché lui non riuscirebbe a ricambiare lo sguardo. Ha la congiuntivite, l’ha rubata a Napolitano, tanto a lui non serviva.

E’ l’era di acquario e quella non perdona.
E noi? Sono 13 giorni che ci dicono qualcosa sta cambiando. I primi giorni c’abbiamo creduto, poi s’è verificato l’effetto Titanic: abbiamo beccato in pieno l’iceberg, non s’è capito se le scialuppe basteranno per tutti e intanto l’orchestra continua a suonare. Depressione fredda, è il prossimo passo. Ci sentiremo estranei a tutto, guarderemo il tg con la stesso fastidio con cui senti il campanello di casa suonare alle 8:00 della domenica mattina, quando non aspetti nessuno e siccome non rispondi, il campanello suona due volte (e di domenica stai certo che non è il postino). Allora proveremo a incazzarci con qualcuno ma non ne c’avremo più voglia che ormai ce la siamo presa con tutti – ma proprio tutti – e ancora nessuno avrà capito che cosa farà Grillo. Diventeremo socratici, aristotelici anche, attenendoci al detto secondo cui se hai un problema e la rispettiva soluzione, è inutile preoccuparsi e se hai un problema e nessuna soluzione, allora mettiti l’anima in pace che tanto non ci sta niente da fare. Ci hanno promesso la rivoluzione, ma si sono dimenticati di dirci come si fa.

E se tredici giorni di confusione legislativa vi sembrano troppi, ricordatevi che l’era d’acquario durerà tremila anni. La buona notizia è che Grillo non camperà così a lungo, la notizia cattiva è che nel frattempo l’era d’acquario avrà fatto fuori pure noi.

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