Pensavo fosse rabbia e invece era “Gelato al cioccolato”.

Avete presente quelle situazioni di panico lì, dove due fidanzati trasformano una constatazione amichevole in una partita a Call of Duty? Quelle situazioni lì, al confine tra l’omicidio premeditato e l’isteria pazza? Ecco, io ho avuto un fidanzato – diversi fidanzati fa – che amavo alla follia e per noi questi momenti qui funzionavano un po’ da amalgama per la nostra relazione di coppia. Ora, non che io abbia mai avuto relazioni serene con il genere umano, ma finché riuscivamo a raggiungere comunque la pace estatica dei sensi, io sapevo che non lo avrei mai lasciato.

Le cose presero una piega inaspettata il giorno in cui tutto questo manicomio diventò routine e accadde una cosa che ad oggi io reputo inspiegabile. Perché una volta, una delle tante, in cui lui era lì lì per mollarmi e io dovevo fare di tutto per non farlo andare via, la rabbia che covavo dentro si mutò in qualcosa di inaspettato, che nella mia testa prese le sembianze di Pupo e mi parlava attraverso i versi di Gelato al cioccolato, che in quel momento mi resi conto erano perfettamente in sincrono con la discussione appena avviata!

(pa papapa parapa papapara)

– LO SAI COSA DOVREI FARE ADESSO? DOVREI MOLLARTI QUI E ANDARE VIA!
(“ma dove vuoi andare ti amo, papparapa”)

– MI STA SFIANCANDO QUESTA SITUAZIONE!
(“ti annoi va bene balliamo, papparapa”)

– MI FAI CAPIRE COSA CAZZO TI STA PASSANDO PER LA TESTA???????
(“gelato al cioccolato dolce e un po’ salato tu gelato al cioccolato, papparapa)

E questa situazione qui si presentava tutte le volte in cui, per una ragione o per un’altra, avevamo qualcosa di cui discutere.

LITIGIO – FASE DI ROTTURA – PUPO.
LITIGIO – FASE DI ROTTURA – PUPO.

Io vivevo la cosa con sommo imbarazzo e in quegli istanti ero sempre combattuta tra il dire cosa stessi pensando realmente o tramutare tutto in una crisi abbastanza convincente di pianto. E ora, sinceramente, chi di voi avrebbe mai il coraggio di dire ad un uomo sull’orlo di una crisi di nervi, che fa caldo ma qui si sta meglio, la sabbia è più bianca stasera ma dimmi che sei proprio vera?

Siccome riuscivo a riprendermi sempre in maniera piuttosto elegante, la nostra relazione andò avanti ancora per un po’ fino alla sera in cui toccammo il punto di non ritorno, io entrai nella sua auto e lui guidò a 180 in autostrada per riaccompagnarmi a casa. Lungo tutto il tragitto lui non parlò e io non pensavo a niente. Quando arrivammo sotto casa mia, spense la macchina e mi fece una domanda che in quel momento rappresentava La domanda:

– Hai qualcosa da dire?

Io ero piuttosto commossa perché per la prima volta Malgioglio (autore del testo della canzone) non aveva abbrutito le mie sinapsi e sapevo che se mi fossi concentrata un tantino avrei trovato quella frase ad effetto con cui non mandare tutto a puttane. Ma non arrivava. Aspetta forse… No, niente. Vuoto che manco la città in pieno Ferragosto. Allora lui senza girarsi, stringendo fortissimo le mani sul volante dell’auto, mi chiese:

– C’è qualcosa di tuo che hai lasciato a casa mia e vuoi riavere?

Fuori era tutto buoi e c’era freddo, io aprì lo sportello della macchina e volevo piangere, ma preferì andare via senza dir nulla perché la valigia sul letto, quella di un lungo viaggio la trovavo proprio una risposta fuori luogo.

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